domenica 22 maggio 2011

Sabato 21 Maggio Magò, Nikulina, Zuccherina e Smemo in pediatria



Il Cuore diviene inevitabilmente permeabile... attraversato da un ondata d'amore

Sono le 6:25 e tutto va bene....ansiosa, emozionata , irrequieta, semplicemente felice per quest'altra meravigliosa esperienza. Mi sveglio con anticipo ...direi tanto anticipo, ma l'agitazione è palpabile e temo di essermi arrugginita un tantino, ma decido di abbandonare il cervello, e fare ciò che sento, muovendomi in questa direzione tutto
andrà sicuramente bene.

Piano...piiiiiiiiianooooooooooooo, piianoo shhhhhhhhhhhh ecco affacciarsi i carovanini, il corridoio è deserto, si sente l'eco, ed ecco che due simpatici, ma soprattutto carini e coccolosi cagnolini blu si affacciano spiando i bimbi in ludoteca; “ohhhhhhhhhhh guarda" dicono i bimbi stupiti, Nikulina fa le bolle conferendo magia a questo momento, ed ecco all'improvviso 4 buffi (anche un po’ rincoglioniti se posso dire) clownini... Ed ecco una vocina “permesso?”: è Sara, meravigliosa col suo dolce sorriso, avvolta in un pigiamino rosa, prende il cappello fiorito di Nikulina, sale sul suo trono (un coloratissimo scivolo) e al cospetto del suo Re (il suo dolcissimo papà, che la guarda con ammirazione) si incorona PRINTIPETTA .
In una stanzetta c'è la piccola Chiara, triste perchè le hanno fatto la puntura , ma Smemo, Nikulina, Zuccherina ed io riusciamo ad attirare la sua attenzione, e con un sorriso cattura tra le sue manine cicciotte le bollicine opalescenti.
Poi un urlo <<oooooooooohhhhhhhhh>>: è Salvo, ci avverte della sua presenza, corre, salta, tira calci al pallone, mi passa la palla, e dopo poco la piccola Asia si unisce a noi. Ed ecco avvicinarsi Gabriele, dolcissimo, tra le braccia di Pa’ (come dice lui): mi fissava incuriosito con i suoi occhi neri, e quell'espressione imbronciata...odia i camici bianchi, dopo qualche bolla, e qualche carezzina si è già ricreduto, pa’ lo guarda contento giocare e gli dà un biscotto, di tanto in tanto, che lui sembra molto gradire; chiacchieriamo un po' io e il papà di Gabri, e Nikulina parla con la mamma di Sara… sembrano non volerci mollare, e mi accorgo di quanta voglia abbiano questi genitori di essere ascoltati. Sara è un vulcano di allegria, gioca con noi e i genitori, ride divertita, il padre, un omone dai capelli rossicci, dall'aspetto imponente, ci guarda e dice: “Non perchè è mia figlia è proprio...(non ha parole)... sono proprio innamorato.”

Con tanta emozione Magò




  




21 Maggio 2011... Clown in corsia... dove le parole non servono, dove la gioia ti riempie il cuore <3


E Il momento tanto atteso finalmente è arrivato… Tutto ebbe inizio Giovedì quando, aprendo la casella di posta, mi accorgo di un nuovo messaggio. È la nostra amata Schizzetta a scrivere, la quale mi propone di fare un saltino in corsia sabato mattina. -Certo, rispondo, perché no?, anzi, ne sono felicissima!- Questa notizia ha pervaso il mio cuore di tanta felicità, e non potevo dir di no per niente al mondo! Il cuore ha cominciato a battere velocemente, sentivo che qualcosa di bello e magico stava per accadere. Fortunatamente il tempo è volato in fretta ed eccoci arrivati a venerdì sera, quando ricevo una chiamata sempre dalla nostra bella e dolcissima Schizzetta, che anche con una sola parola riesce a trasmettermi tanta gioia e serenità. Ricevute le ultime direttive su orari e luoghi di incontro, e dopo aver saputo chi sarebbero stati i miei compagni di viaggio, pensai: “Sì, è tutto pronto!” La bellissima Magò, la simpaticissima Niculina, il divertente Smemo e Zuccherina (cioè io, nome curioso il mio, forse per la mia passione sfrenata per i dolci??? Chi lo saaa…J) hanno una missione molto ma molto importante da compiere!! Sono le 06.50 di Sabato 21 Maggio 2011, mi sveglio in anticipo, raramente riesco a non far suonare la sveglia ma oggi, beh oggi è un giorno speciale; il sorriso mi accompagna dal primo istante. Sono felice, tanto felice. Prendo con me lo zaino e mi avvio verso la fermata dell’autobus. Anche il bus arriva in anticipo; non alle 8.05 come di regola, ma alle 07.56. Il viaggio sembra passare in fretta, dopo poco tempo mi ritrovo di fronte l’Ospedale. Sono le 08.20 (sono un’ora e quaranta in anticipo, beh io dico sempre che la puntualità è la prima cosa nella vita, ma mai sono stata cosi puntuale:D) Vista l’ora penso di fare un giretto e mi ritrovo dentro la chiesa di Santa Rita esattamente di fronte l’ospedale. Entro, mi siedo cinque minuti, una preghiera velocissima e riesco. Dopo di ciò mi avvio verso l’ospedale, per esplorare un po’ il posto e vedere dove si trova la pediatria. Un signore gentilissimo mi indica come raggiungerla e dopo averlo ringraziato mi avvio verso la meta. “Divisione pediatrica”, questo è ciò che leggo scritto dinanzi alla porta di ingresso. È questo il posto. Sento anche il pianto di un dolcissimo angelo risuonare dalle finestre, chissà perché piangesse. Erano ancora le nove, era ancora troppo presto, mancava un’ora all’incontro con gli altri e quindi decido di ritornare all’ingresso dell’ospedale e di avviarmi verso il bar. Dopo ciò mi siedo all’ingresso e aspetto; nell’attesa mi prendo il mio quaderno e scrivo. Ho tanto da dire, tanto da condividere ed era ancora solo l’inizio. Finalmente si fanno le nove e quarantacinque e penso che sia arrivata l’ora. Mi avvio nuovamente verso la divisione pediatrica, ma questa volta non aspetto fuori dalla porta ma entro e mi avvio verso l’ascensore, il quale mi porta al primo piano, là dove ci sono quei piccoli angeli che ci stanno aspettando. Nell’ascensore si sente già quel brutto odore di ospedale e giunge un po’ di tristezza dentro di me; decido di non pensarci. Mi ritrovo nel corridoio di Pediatria e vado alla ricerca della ludoteca. Erano quasi le dieci. La ludoteca è ancora chiusa; un’infermiera mi dice si aspettare ancora un po’. Nel frattempo arriva un principino dai capelli ricci accompagnato dai genitori il quale ha tanta voglia di giocare in ludoteca. Faccio presto conoscenza, si chiama Leonardo ed è un’esplosione di gioia. C’è anche un’altra principessa in braccio alla sua mamma che piange; ha la flebo appesa al suo braccino e aspetta di entrare dalla dottoressa. Avrei  fatto di tutto per non farla piangere, per togliere quella flebo che le impediva di muoversi e per vederla sorridere. Ecco che arriva un’infermiera la quale apre la ludoteca. Si entra dentro. Non avevo mai visto questo posto, ci sono tanti giochi, c’è la fantastica piscina con le palline, ci sono le costruzioni, ci sono matite colorate, c’è una piccola casetta. Ecco che vengo magicamente catapultata in un mondo fantastico; penso che non ci sia cosa più bella di ritornar bambini. Il piccolo Leonardo inizia a giocare in tutti i modi, corre a destra e sinistra pur di riuscire a prendere la qualsiasi cosa. È bellissimo, ed è stato bellissimo vedere come basta davvero poco per essere felici. La mamma mi si rivolge dicendo: “Non sa cosa guardare per primo” e sorride, sorride per il suo piccolo angelo. Ecco che arriva Smemo, il divertentissimo Smemo, che con la sua testa nel pallone ha qualcosa in sè di molto speciale. Iniziamo a prepararci, riferisco a Smemo che è la mia prima volta e che l’ansia stava cominciando a presentarsi. Smemo mi dice di stare tranquilla, che tutto verrà da se. E aveva proprio ragione. È arrivato il momento del trucco, in assenza di uno specchio utilizziamo lo specchio vivente. Io aiuto Smemo a truccarsi e Smemo aiuta me. Siamo pronti. Restiamo in ludoteca ed ecco che arriva una bellissima principessa dai capelli ricci e dagli occhi grandi grandi. Le regalo un bel cagnolino rosso e lei è tanto felice. Le chiedo il nome ma non vuole dirmelo. La mamma la incita a parlare ma lei niente. Allora la mamma dice che si chiama Bea, e io, avendo già intuito il nome, rispondo: “Dai adesso provo a indovinare, si chiama forse Beatrice?” Ride. Beatrice, che bel nome. Dopo non molto arrivano due belle clownine, le quali ci richiamano e ci nascondiamo all’interno di uno stanzino vicino la ludoteca. Partono gli ultimi preparativi ed ecco che la squadra è pronta. Siamo pronti per entrare in azione. Ci muoviamo a passo lento, per non farci notare, verso la ludoteca. Si sentono tante voci, ci sono tanti bimbi. È proprio vero che ci stanno aspettando. Io e Niculina cominciamo a riempire il corridoio di tante, anzi, tantissime bolle di sapone, mentre Magò porta a spasso il suo cagnolino e Smemo comincia con le sue magie. Si sono accorti della nostra presenza. Si affacciano davanti la porta, sorridono. C’è ancora la piccola Beatrice insieme con due belle principesse dai riccioli d’oro, Serena e Marika. Sono molto timide, ma pur nella loro timidezza riescono a regalarci un sorriso. Ecco che si affaccia alla porta un’esplosione di vita, una bambina di nome Sara. È affascinata dalle bolle, si diverte nel scoppiarle, ed ecco che dopo poco mi chiede di soffiare anche lei. Bellissima. Nel frattempo si avvicina a noi un bellissimo bambino con un pigiamino azzurro e i capelli biondi. Si chiama Salvator, un valido e bellissimo condottiero che si diverte a sfidare la nostra Niculina lungo tutto il corridoio. Con Smemo pensiamo di iniziare il giro nelle stanze mentre Niculina e Magò restano in ludoteca. Entriamo nella numero due, busso, mi affaccio leggermente. Ops, mi hanno vista! Inizio a pervadere la stanza di bolle e piano piano entriamo. Guardo i loro occhi. Meravigliosi. Qua troviamo due bei giovanotti e un’altra bellissima principessa. Si chiamano Gabriele, Sebastiano e Asia. Gabriele è in braccio al suo papà e gli regalo una bellissima spada azzurra. Sorride. Sebastiano è in braccio alla sua mamma, ha gli occhi stanchi e rossi, ma alla vista di un bel cagnolino rosso sorride. Una gioia immensa. Mi avvicino al letto della piccola Asia che è accanto alla sua mamma. Anche lei sorride e mi chiede un bel fiore. Perché no, non era difficile crearlo, un bellissimo fiore stava già davanti a me. Ecco che tiro fuori il mio magico pennarello e chiedo ad Asia di lasciarmi un segno sul camice, e lei, con l’aiuto della sua mamma, mi scrive ASIA e disegna pure un cuore, e lo fa esattamente all’altezza del mio cuore. Una coincidenza, una bellissima coincidenza. Ci accorgiamo che il clownbus è in arrivo e pian piano usciamo dalla stanza. Ecco che ci dirigiamo in fondo al corridoio ed entriamo in una stanza dove c’è una sola bimba in compagnia della sua mamma e della sua nonna. È la stessa principessa che avevo visto prima di entrare in ludoteca: piange ancora e ha ancora la flebo appesa al braccio. Si chiama Chiara, chiara come il sole e bella, tanto bella. Le pervado la stanza di bolle mentre Smemo continua con le sue magie, ed ecco che inizia a sorridere e si diverte nel scoppiare le bolle in braccio alla sua mamma. Stiamo a farle compagnia un bel po’,e nel frattempo arrivano Niculina e Magò. Magicamente le bolle aumentano e tanti piccoli amichetti fanno il loro ingresso. La piccola Chiara raddoppia i suoi sorrisi. Dopo non molto arriva l’infermiera che deve farle una puntura, ed ecco che riprende a piangere. Il cuore mi stava quasi per scoppiare, ma con Niculina ci prestiamo anche noi per la puntura ma niente; con le nostre magiche bolle riprende a sorridere. Ci apprestiamo a salutare e la mamma ci ringrazia, ma noi ringraziamo tanto loro perché hanno tanto da donarci, tantissimo. Usciamo nel corridoio e vediamo Niculina e Magò alle prese con fiori, cagnolini e spade. È tutto magico. Entriamo nella stanza numero sei ed ecco che qui troviamo il piccolo Leonardo che si diverte a scoppiare le bolle. Sarei stata ore e ore ad osservarlo. Dopo un po’ mi chiede di soffiare anche lui.. Non ci riesce, soffia troppo piano ma continua a riprovarci con la sua esplosione di gioia e di vitalità. Leonardo era in uscita, stava andando a casa ma non voleva proprio andare via. Sua mamma ci ringrazia perché portiamo la gioia dove ce n’è tanto bisogno, ma sono questi piccoli angeli che, anche con un solo sguardo, riescono a darci tanta gioia. Usciamo nel corridoio ed ecco che mi trovo dinanzi il piccolo Salvator che gioca con una palla tutta colorata. Voglio giocare anche io e subito diventiamo amici, tanto amici. Mi sono ritrovata a rotolare lungo il corridoio per acchiappare la palla. Bellissimo. Dopo ciò mi sono ritrovata accanto alla piccola Sara, quell’esplosione di vita incontrata in ludoteca. Ci sono anche i suoi genitori, una bellissima signora dai capelli biondi e un signore alto dai capelli rossicci. “Sono proprio innamorato di mia figlia”. Questa è la frase che il papà pronuncia con il cuore pieno di gioia. Sara vuole imparare a fare le bolle ed è bravissima, ed è bellissimo vederla sorridere. INDESCRIVIBILE. Si instaura anche una bellissima chiacchierata con i genitori, dimostrando come spesso non sono solo i piccoli pazienti ad avere bisogno di ascolto. Con l’arrivo del clownbus imminente decidiamo di uscire piano piano. Il nostro giro è finito. Purtroppo. Ci avviamo verso la ludoteca, in noi i volti sorridenti e gli occhi che brillano. Ecco il consueto tuffo nelle palline accompagnato da tante foto che saranno un ricordo del bellissimo momento vissuto insieme. Dopo ciò ci prepariamo a lasciare il posto; con il cuore pieno di gioia e con una evidentissima emozione ci avviamo verso l’ascensore. Quanto sono stata bene, indescrivibile… Ci ritroviamo giù e ci salutiamo, ognuno si dirige verso la propria casa, ognuno per la propria strada ma con dentro la stessa emozione. Grazie per aver condiviso insieme questo momento, grazie per tutto ciò che mi avete trasmesso, grazie Carovana Clown.

GRAZIE DI CUORE.VI VOGLIO BENE. 
Zuccherina


venerdì 20 maggio 2011

Martedì 1 Marzo in corsia con Tortina, Nemo, Skizzetta e Palloncino

Il piccione viaggiatore si è perso strada facendo ed il mio primo diario di bordo, alla fine, non è giunto a destinazione, ma, di certo, non per una mia mancanza :>)
Babbo Natale mi aveva raccomandato di non affidarmi a loro! Mi ha raccontato che qualche bambino non ha ricevuto il suo tanto desiderato giocattolo, per via dei ritardi della Piccion-Air nella consegna delle letterine agli aiutanti del “vecchio ciccione dalla barba bianca” ( lui si definisce spesso così, quando parla di sé in terza persona...io non mi permetterei mai! ) e ha scartato il suo regalo solo qualche mese dopo, quando il problema è stato risolto, grazie all’intervento della compagnia aerea Web-Air. Secondo me i piccioni hanno solo bisogno di un aumento e tornano ad essere efficienti come un tempo, non credete anche voi?
Dopo questa digressione che sa di balla, ma non è come sembra ( il mio amico Pinocchio è disposto a giurare per me ) veniamo al dunque...
Era il 26 Febbraio quando Skizzy, al termine di uno dei nostri incontri al centro, mi dice: “Hai impegni per la prossima settimana?”
Ed io, non avendo ancora capito dove stava andando a parare: “Io?! No no...sono libera!”
E lei: “Allora che ne dici di cominciare in corsia martedì?”.
Il cuore m’è balzato fuori dal petto. “Oh, capperi! Ehm...io? sì, no, boh, forse...magari ci penso! Io io non so se sono in grado...non so se...”
Skizzetta mi rassicura: “Tranquilla. Pensaci su. Se te la senti, mi fai sapere al più presto e andiamo.”
Fiù (respiro di sollievo, dopo l’apnea)  “Ok, ci penso”, le rispondo.
Ero a dir poco emozionata all’idea di cominciare...in fondo al mio cuore avevo già deciso dal primo istante, ma ogni piccolo dubbio è svanito quando, al mio ritorno a casa, dicendo ai miei di quella proposta, ricevuta appena un’oretta prima, mio padre mi risponde: “E di che ti preoccupi? Prima o poi dovrai cominciare, no?”
Aveva ragione, prima o poi avrei cominciato e quello era il momento.
Non sapevo giocolare, non sapevo modellare i palloncini se non per fare una misera sciabola, non avevo ancora il camice pronto ed il giorno dopo tutti i negozianti erano chiusi, non avevo ancora i miei trucchi, non non non tante cose ancora, ma quello era il momento giusto. Eccome se lo era.
Mi voltai indietro a pensare a tutte le esperienze fatte dal primo giorno di corso sino a quel momento. WOW. Cavoli, com’ero cambiata...com’ero diversa. In un mese la parte più profonda di me, i miei pensieri erano cambiati come mai mi era accaduto prima, con una velocità assurda. I miei pensieri erano stati rinnovati. Sentivo di poter attingere ad un potenziale che era stato sommerso e disperso tra le pieghe della quotidianità. Sentivo di poter guardare di nuovo il mondo con gli occhi del mio bimbo interiore. Bastava fermarsi. Sentirsi. Volerlo.
Potevo di nuovo guardare il cielo stellato e sentire quello che avevo sempre sentito sino all’adolescenza. Ero io. Ero viva. Viva e rinnovata. Enormemente grata. Quel 22 Gennaio (la data di inizio del corso di clowntherapy) ero stata nel posto giusto al momento giusto. Il posto in cui avevo potuto attendere la mia anima prima di ripartire. Nell’hic et nunc. Ero nell’attimo PRESENTE. E mi accorsi che quello dovevo essere e niente più: dovevo essere PRESENTE. In corsia dovevo essere PRESENZA.
Questa cosa la “consapevolizzai” con l’esercizio in cui si stava in silenzio sul “palco”, mentre tutti ti guardavano e lo riferii il giorno stesso al mio dolce Arcobaleno: “Ho capito. Ho capito: il clown deve essere PRESENZA” J
La domenica riuscii a trovare trucchi e cacca di gomma per le strade di Acireale, invase da carri e gente in maschera, per via del Carnevale. Il lunedì lavai il camice e corsi qua e là per procurarmi ciò che dovevo metterci sopra, a parte tutti i peluches, i fiori, le mollettine e le farfalle già sottratti alla mia stanza (in quei giorni avevo finalmente capito perché avevo conservato tante cose nel corso degli anni addietro!). La sera andai all’incontro di preghiera al quale sono solita andare e lì ricevetti la “benedizione” per la mattina seguente. In che senso? Nel senso che l’ultimo canto fatto al termine dell’incontro era un canto nuovo, mai fatto prima di allora e giustappunto parlava di alberi (Tortina per chi non lo sapesse è un albero!).
Diceva: “Voi partirete con gioia e in pace ritornerete ed i monti ed i colli si apriranno a voi ci saran grida di gioia e gli alberi dei campi batteran batteran le mani. Tutti gli alberi dei campi batteran le mani Tutti gli alberi dei campi batteran le mani Tutti gli alberi dei campi batteran le mani e voi partirete con gioia”. Posso solo dire che sono partita con gioia e ritornata in pace e che le grida di gioia in quella stanza d’ospedale ci sono state e come :o)
Per strada Skizzetta ha avvertito che ero, per così dire, “emozionata”. Mentre le facevo vedere un piccolo giochino con una carta truccata, da riproporre a qualche piccolo angioletto più tardi, mi ha detto: “Va bene, ma può andare ancor meglio se prendi fiato” J “Hai ragione”.
Arriviamo in reparto. Ludoteca. Vestizione. Skizzetta, Palloncino, Tortina escono quatti quatti, mentre una delle due volontarie AVO fa un gran chiasso con un tamburello. Skizzetta fa di tutto per arginare quell’uragano, sicuramente animato da tante buone intenzioni, ma è meglio se non sveglia nessuno di quei piccoli cucciolotti. Tre di loro, infatti, dormono.
Io e Skizzetta entriamo nella prima stanza e ci avviciniamo al primo lettino per cercare la lingua di Esmeralda, una principessa che non riesce a parlare e che, divertita, si sbilancia facendoci qualche piccolo sorrisino. Il principe Gianmarco sta facendo la flebo, mentre guarda Nemo. Accanto a lui il suo papà. Nei due lettini ai lati due cucciolotti fanno la ninna tra le braccia di quelli che, a prima vista, sembrerebbero i genitori. Chiediamo al principino se lui ha visto la lingua. Dice di no. Skizzetta dolcemente si allontana e mi lascia sola con lui, che, nel frattempo, ha deciso di spegnere il suo lettore dvd per giocare con me. Lì mi son detta: “E mò che faccio?”. Sentivo che l’ultimo coagulo di “adrenalina” doveva ancora sciogliersi. Ripensai al canto della sera prima. Una certezza: Non ero sola. “Palloncino?”, domandai. “Ti faccio un cuore, eh?” (avevo dei palloncini che bastava gonfiarli e assumevano quella forma). Il principe, tutto entusiasta e con aria pensante mi fa: “No! Voglio, voglio...” Quegli attimi di esitazione per me sono stati lunghissimi. Ho pensato: “E adesso se mi chiede un cane, una giraffa, un fiore..ehm...come glielo faccio?” Ho il tempo di chiedermelo e arriva la sua richiesta: “Ho deciso! Voglio una spada” Fiù...io, tutta contenta: “Sì sì, facciamo una bella spada per questo valoroso principino”. Gonfio il primo palloncino. Lascio che sia lui a sceglierne il colore. Lo gonfio e mi ricordo che i miei sono sì belli grandi e colorati, ma non ho ancora avuto il tempo di comprare quelli in Qualatex. Non credo proprio che sia il caso di modellarlo. Allora chiedo a Skizzetta che è dall’altra parte della stanza se me ne dà uno dei suoi. Lo gonfio e ne faccio una spada. A guardarla si direbbe che più che una spada è un “pugnale allungato”. Che figura...ma sono lì anche per questo J Quelle figure non guastano, così come quelle fatte negli istanti precedenti, nei quali per la prima volta in vita mia non sono riuscita a fare i nodi ai palloncini e mi ha dovuta soccorrere il re, il padre di Gianmarco. Il principe guarda la spada, mi prende in giro e mi invita al combattimento, dopo aver deciso che lui non combatterà con quella, bensì col salsicciotto che avevo gonfiato poco prima. Che umiliazione...volevo sprofondare, ma la cosa mi divertiva pure J Combattiamo e ovviamente vince lui, anche quando sembra che mi stia riprendendo per avere la meglio. Si continua così per un bel po’, interrompendo ogni tanto con gare di smorfie. Si parla di calcio. Poi gli cedo il “pugnale”, che nella parte davanti è sgonfio per almeno 2-3 cm: quell’opera d’arte mal riuscita farà da puntatore per il mio naso rosso. Il principe deve centrare il bersaglio: il mio naso, appunto, e se riesce a totalizzare 400 punti in 4 minuti ( 100 punti ogni colpo andato a segno ) ha vinto. Riesce ad avere la meglio anche questa volta. E’ proprio un guerriero d’altri tempi. Le sue trottole mi dicono che ha sconfitto 287 draghi. Le facciamo girare nella piccola bacinella che ha sul letto ed io avvicino l’orecchio, dopo aver posto la domanda: “Quanti draghi ha sconfitto il principe?”. Il piccolo mi dice che non ha sentito la risposta delle trottole, ma si fida di quello che gli ho riferito io, che per giustificare il fatto gli rispondo: “Sai...parlano piano. Non è facile sentirle. Il mio udito è particolare.”
Gli dico: “Le vuoi vedere le mie pistole?” e lui, curioso: “Sì, sì”. Esco dalle tasche due uniposca, di due tonalità diverse di verde e lui: “Ma mica quelle sono pistole!” Ed io: “Perché? Non sparano colore?” Non sa come replicare. Gli dico che servono a lasciare un suo autografo sul camice. Optiamo per una V, come segno delle molteplici Vittorie che ha riportato su di me, nei vari tipi di combattimenti. Poi mi chiede di gonfiare un palloncino tondo e tutto colorato per il suo omonimo vicino di letto, che sta facendo il sonnellino, perché vuole regalarglielo, appena si sveglia. Insomma, non solo è valoroso, ma anche dall’animo generoso. Mi intenerisce il cuore con quella richiesta. Gli chiedo il nome dell’altro vicino di letto, che sta sempre dormendo, ma non lo sa, per cui deduco che sia arrivato quella mattina stessa. Gonfiamo un palloncino a forma di cuore anche per lui. Glielo darà dicendo: “Eccoti un pezzettino del mio cuoricino”. Abbiamo giocato per un bel po’. Il papà doveva essere stanchissimo. Infatti per un po’ si è spostato a riposare ai piedi del letto. Dopodiché la stanza è stata invasa da Palloncino e tanti piccoli bambini. Lì comincia il giochino dei colori. Ci prendono per idioti, quando il giallo diventa verde, il rosso blu ed il blu rosso. Tiro fuori dalla borsa fogli e pennarelli e molti di loro si mettono a disegnare e a colorare, poggiandosi sui banchetti al centro della stanza. Uno dei 3 cucciolotti addormentati si sveglia. È proprio l’omonimo amico del principe col quale ho fatto amicizia. Piange e incomincia a ripetere: “Voglio la mamma. Voglio la mamma”. Lì capisco che la donna che aveva accanto non era la mamma...forse era la zia. Mi avvicino a Skizzetta e decidiamo di uscire un attimino dalla stanza, perché pare che abbia paura dei clown. Tutti i bimbi della corsia erano lì dentro. Mi ricordo di avere le bolle di sapone. Ah, le bolle di sapone!! Benedetto chi le ha inventate! Ne soffiamo un po’ dentro la stanza e il piccolo sembra smettere di piangere, ma, appena ci rivede, ricomincia, sebbene manteniamo le distanze. Proprio non ne vuole sapere di giocare con noi. Sembra stanco, nervoso e, soprattutto, non fa che ripetere che vuole la sua mamma, piccolo. La “zia” lo porta un po’ in corridoio, consentendoci di continuare a giocare con tutti gli altri bambini. Là dentro, in quella stanza d’ospedale, è un’esplosione di gioia, di grida. Wow. Persino io per qualche istante ho dimenticato dove fossimo realmente. Ed in testa ho ancora quel motivetto della sera prima. La stanza si riempie di bolle. Si gioca a farle scoppiare. Palloncino, fingendo di non vederci più, perché qualche bolla gli è esplosa dinanzi agli occhi, mi chiede aiuto: “Coccinella, Coccinella...non ci vedo...non riesco più a centrare il contenitore per fare le bolle. Aiutami.”. Lorenzo mi picchia con la sua spada, perché sbaglio i colori. Si ride, si gioca, si parla. Gli sguardi si incrociano e quegli occhi scuri e teneri dietro quelle lenti graduate li porterò per sempre nel mio cuore <3
Non mi serviva saper giocolare, indossare una maschera, avere un ruolo...serviva solo che stessi lì, anima e corpo, gioiosa di donare il mio tempo, anche se fosse stato per uno soltanto di quei dolci ed indifesi cucciolotti.

Chiudo con una frase letta, se non erro, proprio il giorno in cui ho cominciato: " Il sorriso che fate a chi soffre solleva il loro cuore a Dio "(San Luigi Orione).


Un abbraccio profumato alla mela a tutti voi,
Tortina

martedì 10 maggio 2011

04/05/2011: in corsia con Spumosa, Tortina, Palloncino e Bollicina!

Ma chi lo ha detto che ad essere puntuali siano solo gli Svizzeri con i loro orologi?

Ore 9:30 in punto. Il quartetto Cetra, formato non da vocalisti ma da simpatici clown (Bollicina, Palloncino, Spumosa e Tortina), entra nell’ascensore del reparto pediatrico... dopo essersi salutati con teneri abbracci. Siamo in reparto e la dolce Bollicina manda Picone (in questo caso Palloncino) a ritirare la chiave per accedere alla ludoteca. Vestizione, trucco, e subito in corridoio a sparare bolle di sapone. Seduto in braccio alla mamma c'è Claudio, già da tempo ricoverato. A raggiungerci dopo qualche minuto è Seby. Si gioca un po’ tutti assieme e poi ci dividiamo. Davanti la soglia di una camera di degenza c'è un uomo con in braccio il suo piccolo Francy, a cui manca il pantalone del pigiama, ma la mamma, premurosamente, gli mette una coperta per non farlo infreddolire: lui si diverte a schiacciare, sopra la testa del suo paziente babbo che sta al gioco, le bolle di sapone. Chiedo al brav'uomo di mettere a terra il figlioletto e lui subito acconsente. Mai prendere iniziative! "Ma cu mi ci puttau, nun l'avissi mai rittu!" Da quel minuscolo pannolino pendente verso il basso (causa forza di gravità) fuoriesce un odore di acido ed un alone visibile color cioccolato chiaro, che inebriò tutta la mia persona. Sicuramente ca canciai culuri ‘nda facci e appa fari pena a du poviru uomu che fu così intelligente da riprenderselo in braccio: “meglio cambiar aria” mi sono detta.
Quindi proseguo per un'altra stanza. Ma è vuota. Pochi bambini ci sono in reparto; tra svenimenti messi in scena da Palloncino, bolle di sapone, sciabole, spade e sonaglini di cui non si capisce la provenienza, passa il tempo e decidiamo unanimi di ritirarci in buon ordine. Mentre indietreggio vedo, in una stanza, una piccola principessa dai capelli bruni su di un letto: entro e, appena mi vede, mi dice “Ma tu ti sei scordata di me che non sei passata a trovarmi?”. “No!” ho risposto: pensavo fosse vuota la stanza! Come posso farmi perdonare?... magari con un cuore rosa? Nel frattempo tutti e 4 ci siamo ritrovati attorno al suo lettino, cercando di farle confondere le idee sui colori. Ma Martina, questo è il suo nome, li conosce alla perfezione, ed è meravigliosa sentirle pronunciare il giallo. Lei dice: <<Questo palloncino è di colore "diallo">>. Cucciola! Penso che mi abbia perdonato! Le mandiamo baci e usciamo dalla stanza, salutando tutti gli ospiti del reparto, e poi via dentro la ludoteca, dove ad attenderci sono le palline massaggianti, i tuffi, foto,  filmini,  opinioni e consigli.
Ciao amici clownini, spero che il mio breve racconto vi piaccia: un bacio e alla prossima da Spumosa. Ciao sparagliati!