venerdì 20 maggio 2011

Martedì 1 Marzo in corsia con Tortina, Nemo, Skizzetta e Palloncino

Il piccione viaggiatore si è perso strada facendo ed il mio primo diario di bordo, alla fine, non è giunto a destinazione, ma, di certo, non per una mia mancanza :>)
Babbo Natale mi aveva raccomandato di non affidarmi a loro! Mi ha raccontato che qualche bambino non ha ricevuto il suo tanto desiderato giocattolo, per via dei ritardi della Piccion-Air nella consegna delle letterine agli aiutanti del “vecchio ciccione dalla barba bianca” ( lui si definisce spesso così, quando parla di sé in terza persona...io non mi permetterei mai! ) e ha scartato il suo regalo solo qualche mese dopo, quando il problema è stato risolto, grazie all’intervento della compagnia aerea Web-Air. Secondo me i piccioni hanno solo bisogno di un aumento e tornano ad essere efficienti come un tempo, non credete anche voi?
Dopo questa digressione che sa di balla, ma non è come sembra ( il mio amico Pinocchio è disposto a giurare per me ) veniamo al dunque...
Era il 26 Febbraio quando Skizzy, al termine di uno dei nostri incontri al centro, mi dice: “Hai impegni per la prossima settimana?”
Ed io, non avendo ancora capito dove stava andando a parare: “Io?! No no...sono libera!”
E lei: “Allora che ne dici di cominciare in corsia martedì?”.
Il cuore m’è balzato fuori dal petto. “Oh, capperi! Ehm...io? sì, no, boh, forse...magari ci penso! Io io non so se sono in grado...non so se...”
Skizzetta mi rassicura: “Tranquilla. Pensaci su. Se te la senti, mi fai sapere al più presto e andiamo.”
Fiù (respiro di sollievo, dopo l’apnea)  “Ok, ci penso”, le rispondo.
Ero a dir poco emozionata all’idea di cominciare...in fondo al mio cuore avevo già deciso dal primo istante, ma ogni piccolo dubbio è svanito quando, al mio ritorno a casa, dicendo ai miei di quella proposta, ricevuta appena un’oretta prima, mio padre mi risponde: “E di che ti preoccupi? Prima o poi dovrai cominciare, no?”
Aveva ragione, prima o poi avrei cominciato e quello era il momento.
Non sapevo giocolare, non sapevo modellare i palloncini se non per fare una misera sciabola, non avevo ancora il camice pronto ed il giorno dopo tutti i negozianti erano chiusi, non avevo ancora i miei trucchi, non non non tante cose ancora, ma quello era il momento giusto. Eccome se lo era.
Mi voltai indietro a pensare a tutte le esperienze fatte dal primo giorno di corso sino a quel momento. WOW. Cavoli, com’ero cambiata...com’ero diversa. In un mese la parte più profonda di me, i miei pensieri erano cambiati come mai mi era accaduto prima, con una velocità assurda. I miei pensieri erano stati rinnovati. Sentivo di poter attingere ad un potenziale che era stato sommerso e disperso tra le pieghe della quotidianità. Sentivo di poter guardare di nuovo il mondo con gli occhi del mio bimbo interiore. Bastava fermarsi. Sentirsi. Volerlo.
Potevo di nuovo guardare il cielo stellato e sentire quello che avevo sempre sentito sino all’adolescenza. Ero io. Ero viva. Viva e rinnovata. Enormemente grata. Quel 22 Gennaio (la data di inizio del corso di clowntherapy) ero stata nel posto giusto al momento giusto. Il posto in cui avevo potuto attendere la mia anima prima di ripartire. Nell’hic et nunc. Ero nell’attimo PRESENTE. E mi accorsi che quello dovevo essere e niente più: dovevo essere PRESENTE. In corsia dovevo essere PRESENZA.
Questa cosa la “consapevolizzai” con l’esercizio in cui si stava in silenzio sul “palco”, mentre tutti ti guardavano e lo riferii il giorno stesso al mio dolce Arcobaleno: “Ho capito. Ho capito: il clown deve essere PRESENZA” J
La domenica riuscii a trovare trucchi e cacca di gomma per le strade di Acireale, invase da carri e gente in maschera, per via del Carnevale. Il lunedì lavai il camice e corsi qua e là per procurarmi ciò che dovevo metterci sopra, a parte tutti i peluches, i fiori, le mollettine e le farfalle già sottratti alla mia stanza (in quei giorni avevo finalmente capito perché avevo conservato tante cose nel corso degli anni addietro!). La sera andai all’incontro di preghiera al quale sono solita andare e lì ricevetti la “benedizione” per la mattina seguente. In che senso? Nel senso che l’ultimo canto fatto al termine dell’incontro era un canto nuovo, mai fatto prima di allora e giustappunto parlava di alberi (Tortina per chi non lo sapesse è un albero!).
Diceva: “Voi partirete con gioia e in pace ritornerete ed i monti ed i colli si apriranno a voi ci saran grida di gioia e gli alberi dei campi batteran batteran le mani. Tutti gli alberi dei campi batteran le mani Tutti gli alberi dei campi batteran le mani Tutti gli alberi dei campi batteran le mani e voi partirete con gioia”. Posso solo dire che sono partita con gioia e ritornata in pace e che le grida di gioia in quella stanza d’ospedale ci sono state e come :o)
Per strada Skizzetta ha avvertito che ero, per così dire, “emozionata”. Mentre le facevo vedere un piccolo giochino con una carta truccata, da riproporre a qualche piccolo angioletto più tardi, mi ha detto: “Va bene, ma può andare ancor meglio se prendi fiato” J “Hai ragione”.
Arriviamo in reparto. Ludoteca. Vestizione. Skizzetta, Palloncino, Tortina escono quatti quatti, mentre una delle due volontarie AVO fa un gran chiasso con un tamburello. Skizzetta fa di tutto per arginare quell’uragano, sicuramente animato da tante buone intenzioni, ma è meglio se non sveglia nessuno di quei piccoli cucciolotti. Tre di loro, infatti, dormono.
Io e Skizzetta entriamo nella prima stanza e ci avviciniamo al primo lettino per cercare la lingua di Esmeralda, una principessa che non riesce a parlare e che, divertita, si sbilancia facendoci qualche piccolo sorrisino. Il principe Gianmarco sta facendo la flebo, mentre guarda Nemo. Accanto a lui il suo papà. Nei due lettini ai lati due cucciolotti fanno la ninna tra le braccia di quelli che, a prima vista, sembrerebbero i genitori. Chiediamo al principino se lui ha visto la lingua. Dice di no. Skizzetta dolcemente si allontana e mi lascia sola con lui, che, nel frattempo, ha deciso di spegnere il suo lettore dvd per giocare con me. Lì mi son detta: “E mò che faccio?”. Sentivo che l’ultimo coagulo di “adrenalina” doveva ancora sciogliersi. Ripensai al canto della sera prima. Una certezza: Non ero sola. “Palloncino?”, domandai. “Ti faccio un cuore, eh?” (avevo dei palloncini che bastava gonfiarli e assumevano quella forma). Il principe, tutto entusiasta e con aria pensante mi fa: “No! Voglio, voglio...” Quegli attimi di esitazione per me sono stati lunghissimi. Ho pensato: “E adesso se mi chiede un cane, una giraffa, un fiore..ehm...come glielo faccio?” Ho il tempo di chiedermelo e arriva la sua richiesta: “Ho deciso! Voglio una spada” Fiù...io, tutta contenta: “Sì sì, facciamo una bella spada per questo valoroso principino”. Gonfio il primo palloncino. Lascio che sia lui a sceglierne il colore. Lo gonfio e mi ricordo che i miei sono sì belli grandi e colorati, ma non ho ancora avuto il tempo di comprare quelli in Qualatex. Non credo proprio che sia il caso di modellarlo. Allora chiedo a Skizzetta che è dall’altra parte della stanza se me ne dà uno dei suoi. Lo gonfio e ne faccio una spada. A guardarla si direbbe che più che una spada è un “pugnale allungato”. Che figura...ma sono lì anche per questo J Quelle figure non guastano, così come quelle fatte negli istanti precedenti, nei quali per la prima volta in vita mia non sono riuscita a fare i nodi ai palloncini e mi ha dovuta soccorrere il re, il padre di Gianmarco. Il principe guarda la spada, mi prende in giro e mi invita al combattimento, dopo aver deciso che lui non combatterà con quella, bensì col salsicciotto che avevo gonfiato poco prima. Che umiliazione...volevo sprofondare, ma la cosa mi divertiva pure J Combattiamo e ovviamente vince lui, anche quando sembra che mi stia riprendendo per avere la meglio. Si continua così per un bel po’, interrompendo ogni tanto con gare di smorfie. Si parla di calcio. Poi gli cedo il “pugnale”, che nella parte davanti è sgonfio per almeno 2-3 cm: quell’opera d’arte mal riuscita farà da puntatore per il mio naso rosso. Il principe deve centrare il bersaglio: il mio naso, appunto, e se riesce a totalizzare 400 punti in 4 minuti ( 100 punti ogni colpo andato a segno ) ha vinto. Riesce ad avere la meglio anche questa volta. E’ proprio un guerriero d’altri tempi. Le sue trottole mi dicono che ha sconfitto 287 draghi. Le facciamo girare nella piccola bacinella che ha sul letto ed io avvicino l’orecchio, dopo aver posto la domanda: “Quanti draghi ha sconfitto il principe?”. Il piccolo mi dice che non ha sentito la risposta delle trottole, ma si fida di quello che gli ho riferito io, che per giustificare il fatto gli rispondo: “Sai...parlano piano. Non è facile sentirle. Il mio udito è particolare.”
Gli dico: “Le vuoi vedere le mie pistole?” e lui, curioso: “Sì, sì”. Esco dalle tasche due uniposca, di due tonalità diverse di verde e lui: “Ma mica quelle sono pistole!” Ed io: “Perché? Non sparano colore?” Non sa come replicare. Gli dico che servono a lasciare un suo autografo sul camice. Optiamo per una V, come segno delle molteplici Vittorie che ha riportato su di me, nei vari tipi di combattimenti. Poi mi chiede di gonfiare un palloncino tondo e tutto colorato per il suo omonimo vicino di letto, che sta facendo il sonnellino, perché vuole regalarglielo, appena si sveglia. Insomma, non solo è valoroso, ma anche dall’animo generoso. Mi intenerisce il cuore con quella richiesta. Gli chiedo il nome dell’altro vicino di letto, che sta sempre dormendo, ma non lo sa, per cui deduco che sia arrivato quella mattina stessa. Gonfiamo un palloncino a forma di cuore anche per lui. Glielo darà dicendo: “Eccoti un pezzettino del mio cuoricino”. Abbiamo giocato per un bel po’. Il papà doveva essere stanchissimo. Infatti per un po’ si è spostato a riposare ai piedi del letto. Dopodiché la stanza è stata invasa da Palloncino e tanti piccoli bambini. Lì comincia il giochino dei colori. Ci prendono per idioti, quando il giallo diventa verde, il rosso blu ed il blu rosso. Tiro fuori dalla borsa fogli e pennarelli e molti di loro si mettono a disegnare e a colorare, poggiandosi sui banchetti al centro della stanza. Uno dei 3 cucciolotti addormentati si sveglia. È proprio l’omonimo amico del principe col quale ho fatto amicizia. Piange e incomincia a ripetere: “Voglio la mamma. Voglio la mamma”. Lì capisco che la donna che aveva accanto non era la mamma...forse era la zia. Mi avvicino a Skizzetta e decidiamo di uscire un attimino dalla stanza, perché pare che abbia paura dei clown. Tutti i bimbi della corsia erano lì dentro. Mi ricordo di avere le bolle di sapone. Ah, le bolle di sapone!! Benedetto chi le ha inventate! Ne soffiamo un po’ dentro la stanza e il piccolo sembra smettere di piangere, ma, appena ci rivede, ricomincia, sebbene manteniamo le distanze. Proprio non ne vuole sapere di giocare con noi. Sembra stanco, nervoso e, soprattutto, non fa che ripetere che vuole la sua mamma, piccolo. La “zia” lo porta un po’ in corridoio, consentendoci di continuare a giocare con tutti gli altri bambini. Là dentro, in quella stanza d’ospedale, è un’esplosione di gioia, di grida. Wow. Persino io per qualche istante ho dimenticato dove fossimo realmente. Ed in testa ho ancora quel motivetto della sera prima. La stanza si riempie di bolle. Si gioca a farle scoppiare. Palloncino, fingendo di non vederci più, perché qualche bolla gli è esplosa dinanzi agli occhi, mi chiede aiuto: “Coccinella, Coccinella...non ci vedo...non riesco più a centrare il contenitore per fare le bolle. Aiutami.”. Lorenzo mi picchia con la sua spada, perché sbaglio i colori. Si ride, si gioca, si parla. Gli sguardi si incrociano e quegli occhi scuri e teneri dietro quelle lenti graduate li porterò per sempre nel mio cuore <3
Non mi serviva saper giocolare, indossare una maschera, avere un ruolo...serviva solo che stessi lì, anima e corpo, gioiosa di donare il mio tempo, anche se fosse stato per uno soltanto di quei dolci ed indifesi cucciolotti.

Chiudo con una frase letta, se non erro, proprio il giorno in cui ho cominciato: " Il sorriso che fate a chi soffre solleva il loro cuore a Dio "(San Luigi Orione).


Un abbraccio profumato alla mela a tutti voi,
Tortina

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