mercoledì 6 aprile 2011

Diario di bordo di Lunedì 04/04/2011: missione compiuta!

Sono le 21.25 del 03/04/2011 quando mi telefona Andrea Accaputo. “Wow, sì sì che bello, certo!” è la mia risposta. Ma a quale domanda?: “Sei disponibile domani a venire in corsia con me e Chiara?”
Ore 8.30 del 4, attendo Svitolo per andare a prendere la dolce sorridente Bollicina. Non sto nella pelle e ho tanta paura di sbagliare in qualcosa, ma, omertosa, non dico niente. Fimmina d'onore sugnu! Un abbraccio alla mia piccola zecca (cioè mia figlia) e via. Arrivati a Siracusa! Obiettivo primario: trovare parcheggio. Un po’ lontanu u truvammu, ma vista la bella giornata una camminata non guasta. Siamo in orario; visita impellente di Bollicina in toilette per fare plin plin (la ragazza beve Rocchetta, puliti dentro e belli fuori!).
Ci siamo! Entrati in ludoteca e iniziamo la vestizione, trucco, foto, e subito nel corridoio, dove già si trovano parecchi principi e principesse. Chiara resta con loro mentre io e Svitolo entriamo nelle stanze. Ci chiedono bassotti, spade, sciabole e fiori. In verità avevo detto: chisti sacciu fari e chisti fazzu! Ad aiutarci a fare i nodi c'è la magnifica Giusy, zia del piccolo Matteuccio, un bimbo biondo dai capelli lunghi, che a me (e non solo) sembra una bella principessa. Molti bimbi sono allettati con le flebo, o meglio, come dice Bollicina, con i succhi di frutta appesi. Loro si divertono semplicemente con le bolle di sapone. In una stanza a 2 posti c'è Rachele, una piccola di soli 7 mesi: che bella tenerla tra le braccia e tra “'ngu!” “'nga!” pure svariati sorrisi. Nella stessa stanza una bimba di 10 anni, innamorata del suo Michele, mi chiede un cuore rosa. Quasi perfetto. unico neo. OH MARIANO, MA COMU SI FA A TRASFORMARE IL CERCHIO IN UN CUORE? L'ho strozzato, soffocato per oltre 5 minuti ma sempre cerchiu arristau! Nella stanza seguente trovo Arianna, piccola stella! Che tenerezza!!! Lei i baci non li dà, ma li accetta ben volentieri. L’unica volta assieme a Bollicina è stata nella stanza di un undicenne in compagnia dei genitori. Non vi so spiegare come lei sia riuscita a posizionare il padre affinchè la tv si vedesse! Che ridere! Indietreggiando indietreggiando siamo nuovamente dentro la ludoteca, immersi nella vasca, con le palline che ci massaggiano per più di 15 minuti. Opinioni, resoconti e consigli per le successive volte e poi ci strucchiamo, pronti a tornare a casa, carichi e felici. Clownini, quanto altro avrei da dire, ma devo lasciare spazio a Svitolo che come sapete è un tantino logorroico!:)
Mi auguro che tutti possiate fare questa esperienza al più presto. Un abbraccio a tutti e alla prossima! Un grande grazie a Bollicina e Svitolo, che mi ha accompagnato sempre con il suo smile dolcissimo. Ciao!!!

Spumosa


Svitolandia, 03 aprile 2011
Sono appena rincasato da una festa, dopo aver lasciato che un gruppo di chiassosi (ma teneri) fanciulli tornasse fra le braccia delle mamme e dei papà, e, con il mio cappello da giullare (dal quale Giulietto, l’inseparabile Amico di peluche, quest’oggi, ha deciso di fare capolino) ancora ben calzato in testa, pregusto già il piacere di lasciarmi avvolgere dalla morbidezza d’un comodo pigiama, e d’infilare delle calde pantofole ai piedi, ma trovo il tempo di sbirciare la pagina di Facebook che, con molta cura, e non privo di difficoltà, ho creato per sentirmi ancor più vicino a coloro che amo, e un piccolo segno di colore rosso fra le notifiche m’informa che qualcuno avrebbe qualcosa da dirmi. Quel “qualcuno” ha gli occhi vispi e il sorriso lucente di Bollicina, che domanda a Svitolo e a Spumosa di farle compagnia il giorno dopo, qualora ci fosse disponibilità e voglia di cimentarsi in “battaglie” di palloncini e imprevedibili voli di bolle di sapone. E’ tarda sera, mi chiedo se Spumosa non si sia già tuffata “fra le braccia di Morfeo”, ma decido che “il gioco valga la candela”, e corro il rischio di svegliarla. Spumosa è ben desta, così inizio a parlarle, girando attorno all’argomento per tenerla sulle spine. In una frazione di secondo, Spumosa “mangia la foglia” e la sua voce si fa squillante. Morale della favola, passano pochi attimi, e annuncio a Bollicina che “dopo un’attenta e ponderata consultazione, Spumosa e Svitolo hanno deciso che … ci saranno, caspita, certo che ci saranno!” …    
  
Svitolandia, 04 aprile 2011

"Porterò con me il sorriso delle persone che amo, perché faccia luce su ogni cosa che vivrò" ...

Quei pigroni di Romeo e Giulietto, questa mattina, se la prendono comoda, così decido di lasciarli dormire (dopotutto, ieri, hanno avuto il loro bel da fare, e si son divertiti parecchio, con quei bimbi che giocavano a rincorrerli, per poi “stravolgerli” di coccole), e prendo con me Lilly, una buffa cagnolina che stringe fra le mani un cuoricino con su scritto “Ti voglio Bene”. Sono le cinque del mattino, e, mentre il cielo comincia, pian piano, a schiarirsi, mi diletto a fissare cuori, palloncini e fiori su un camice ancora immacolato. Preparo la borsa, che non conterrà in alcun caso qualcosa di logico e sensato, ma, per Svitolo, sarà pur sempre zeppa di “quel che mi passa per la testa”, e corro alla fermata del Clownbus, che, in questo caso, corrisponde alla casa di Spumosa, da cui partiamo, colmi d’entusiasmo, pervasi di belle speranze, e privi d’una qualsivoglia forma d’apprensione ( ehm … ).   
Strada facendo, il Clownbus guidato da Spumosa farà una sosta per lasciar salire Bollicina, e il viaggio continua, tra una confidenza e una risata, scandite dagli starnuti della stessa Bollicina, il fare materno della dolce Spumosa … e il pessimo senso d’orientamento del malcapitato Svitolo, che, stranamente, viene interpellato ogniqualvolta ci sia da illustrare un percorso, proprio lui, che possiede la patente da dieci anni, senz’aver mai guidato!
Parcheggiamo press’a poco a Cassibile, ma, come ha riferito Spumosa nella sua nota, la giornata è bella, e non dispiace l’idea di far due passi. Di lì a poco, una variopinta Ludoteca ci accoglie perché ci si possa preparare per bene; Svitolo è affascinato dai cavallini a dondolo, da una casetta che ricorda, per molti versi, quella delle fiabe, da orsetti di peluche e dai molti disegni di bambini alle pareti, ma ha un po’ paura di un enorme “mostro” tecnologico, che, coi suoi congegni, rappresenta una nota stonata in quel luogo di forme e colori. Bollicina e Spumosa son pronte, è tempo d’andare.
L’esordio è memorabile: “Oh, ci avevano parlato d’un castello abitato da una splendida principessa dai capelli color del Sole. Ti abbiamo trovato, finalmente”. La “principessa dai capelli color del Sole” si chiama Matteo, è un bimbo d’una bellezza indescrivibile e porta capelli lunghissimi che una formidabile zia, Giusy, accarezza delicatamente. “Ops … Devi sapere che Svitolo è un po’ maldestro, ti aveva scambiato per una principessa, ed invece sei un valoroso principe”. Zia Giusy ha un piglio simpatico, e il Sole che colora i capelli di Matteo si riflette nei suoi occhi; peraltro, si rivela un aiuto prezioso quando si tratta d’annodare i palloncini, cosicché decidiamo “d’assumerla”, auspicando di trovare una “zia Giusy” ovunque andremo. Estasiato, lascio sorgere, col mio soffio, una, due, tre bolle di sapone; poi, le porgo a Matteo, domandando se abbia voglia di provare. Matteo avvicina le sue labbra, e ne produce un numero incalcolabile; sono leggere, e, sospese nell’aria, si rivestono di sfumature che contemplano l’intera scala dei colori. Nel frattempo, da un lettino poco distante, un visetto grazioso fa capolino: è Emanuele, il più piccolo fra i presenti; mi avvicino, e lascio che lui scelga con un ditino un palloncino di colore rosa, perché, con l’opera paziente e minuziosa di Spumosa, diventi una “Spada che non faccia male”. Gli sono accanto i suoi nonni, e, con loro, il bimbo ingaggia una “lotta”, che, a differenza dei giochi che noi “grandi”, spesso, facciamo, non è votata “a fare la guerra”, ma solo “a fare del Bene”. Emanuele ha una rana di nome Cocco, stringe in mano un cuore con su scritto “Love”, ed è naturale che, di lì a poco, Cocco e Lilly diventino Amici per la pelle (o per il peluche). Intanto, Andrea ha ricevuto in dono una scatola di pastelli. Gli porgo un foglio di carta pulita, perché possa lasciarci un disegno che parli di lui. Pochi minuti dopo, mi mette fra le mani una casa grandissima, con le finestre da cui potersi affacciare, per affidare al vento i propri sogni e far sì che possano volare lontano. Salvo è un Amico di Andrea, mi chiede dell’altra carta, e, nel suo disegno, due persone si tengono per mano e si amano in modo sincero.
Spumosa ed io saltiamo su un Clownbus che passava di lì, e incontriamo Rachele, una bimba di soli sette mesi, che si volge a noi con lo sguardo un po’ assonnato. “Fra un po’, farà la nanna”, mi annuncia la sua mamma, ed io non credo ai miei occhi. Spolvero i cassetti della memoria, e scopro che conoscevo Rachele fin da quando era nel pancino della sua mamma, e che, soprattutto, conoscevo il fratellino di Rachele, quel Carletto che aveva animato la mia estate di qualche mese fa con i suoi adorabili “dispetti” di fanciullo. Presento a Rachele PioPio (un soffice pulcino che Spumosa ha portato con sé). Lei l’osserva incuriosita e l’accarezza con le dita, così Svitolo non resiste alla tentazione di tenere quel morbido fagottino fra le sue braccia, e, con Rachele, assiste divertito alle peripezie dell’indomabile Spumosa, alle prese col primo Amore d’una bimba, desiderosa d’avere un cuore di palloncino per il suo Michele. “La torsione, Spumosa, è importante la torsione”, ma quel cuore proprio non vuol saperne di diventare un cuore. C’è una principessa (questa volta, è una vera principessa) di nome Federica, che vuol sapere quanti anni abbia Svitolo. Le spiego che, a Svitolandia, il Paese dei Persemprebambini, non esiste un’età, ma ciascuna delle persone che vi abitano rimane fanciulla per sempre, e conserva quella voglia di sognare e di lasciarsi sollevare sulle ali della fantasia ch’è tipica dei bambini. Le stesse ali che sembrano prender vita nelle bolle di sapone del piccolo Alessio, che rimango a contemplare affascinato, per quell’innocenza che traspare dalla semplicità del suo gioco. Mentre Bollicina domanda ad Arianna quale gusto abbia il succo di frutta che sta bevendo, ed Andrea e Salvo divengono i nostri “bodyguards”, fuori dalla stanza, una voce chiama “Svitol … Svitol …”. Orgoglioso dell’idea d’esser paragonato a uno sgrassatore univerale, esco sul corridoio, e ritrovo Matteo e la sua portentosa zia Giusy; Matteo vuole un bacio, e, a costo di lasciargli un po’ di trucco sulla guancia, è impossibile dirgli di no. Ingaggiamo una nuova “sfida” a suon di bolle di sapone, che l’eroico Bryan si diverte a fare esplodere con la sua “Spada”.
E’ trascorsa un’intera mattinata; è trascorso un attimo. Il Clownbus ci richiama col suo “clowncson”, e Svitolo rotola per il corridoio, rincorso da Andrea. “Stai pulendo il pavimento, te ne sei accorto?”. Con Bollicina e Spumosa, diviene pianta e diviene poster; poi, è già tempo di tornare a Svitolandia.  
“Non parli? E quest’insolito silenzio?”.
Non parlo. A volte, io non ho parole, ma immagini che si susseguono come diapositive d’un film di cui l’Amore è il regista. Di minuscole mani, agitate in segno di saluto. D’una madre, che, sincera, ti offre la sua Gioia (“Tutto è andato ancor meglio di come sperassi”). Dello stupore d’un segreto rivelato, che, forse, si conserverà nel tempo.
“Ché, quando non sono Svitolo, io mi chiamo come te” ...

Svitolo


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