venerdì 11 marzo 2011

...mercoledì 9 Marzo...diario di "sbordo"!!!!

Diario di “sbordo” 
Svitolo - 09 marzo 2011
S’era detto che, trascorsa la tipica baldoria che accompagna il Carnevale, e archiviata la parentesi allegorica di quei giorni di svago, il mercoledì che seguiva la festa avrebbe recato con sé un unico, agognato fattore: il riposo. Già pregustavo la morbidezza d’un soffice divano da salotto, e quell’atmosfera soft che il nostalgico Leopardi avrebbe definito di “quiete, dopo la tempesta”. 
Poi, succede che, una sera, mentre, ancora, vesti i panni d’un garibaldino, e le gambe indolenzite dal ballo reclamano l’effimero piacere d’una seggiola, qualcosa (o qualcuno) giunga a te con un impeto tale da sconvolgere i piani; e, se qualcosa (o qualcuno) ha il sorriso e l’abbraccio dell’amata Schizzetta, non puoi ch’esser felice che quell’improvvisa tempesta abbia spazzato via la quiete che t’eri prefissato … 
Le dita si rincorrono sulla tastiera, e il tragitto che, dal mio paese, mi conduce a Siracusa è un frenetico susseguirsi di messaggi che m’invitano a rimanere calmo e a confidare in me stesso. Invano, provo a nascondere quel pizzico d’ansia ch’è consono alle “grandi occasioni”, ma, stranamente, le sensazioni vissute m’appaiono contraddittorie, e spaziano dall’apprensione alla mite consapevolezza che, in ogni caso, m’impegnerò a fare il meglio ch’io possa. Un saluto al conducente, giunto al capolinea, e m’incammino verso il luogo convenuto, incrociando, per la strada, gli sguardi della gente che, lestamente, s’accinge a incominciare il lavoro mattutino. Un saluto a Chiara che, dall’altro capo del telefono, conferma l’ora e il posto dell’incontro, e un breve resoconto di quel che la mia borsa contenga: poche cose, a dire il vero, ma tutto si è svolto in maniera così repentina e improvvisa che non v’è stato il tempo di pensare a lungo … e, in fondo, mi rallegro sia così … 
Mariuccia mi fa un cenno con la mano, e, un attimo dopo, mi ritrovo a parlare fittamente con lei; parlo in modo ininterrotto, forse, per celar l’agitazione, ma quella ragazza ha un volto così rassicurante che, pian piano, avverto crescere in me una pacatezza che giunge assai gradita. Poco più tardi, anche Chiara è dei nostri, e, insieme ci spingiamo in Ludoteca, perché, come la stessa Chiara fa notare, il momento della “vestizione” va affrontato col dovuto rispetto. Due cerchi di colore bianco sulle gote, tenui sfumature rossastre sul resto del viso e un buffo cappellino che mi fa somigliare a un funghetto; mi rammarico d’avere scelto gli anfibi, proprio questa mattina, ma le calzette di colore rosa che Mariuccia mi porge danno quel tocco di leggerezza ch’è tipico di “Svitolo”. Chiedo perdono della sfilza di domande a cui sottopongo le malcapitate, ma penso che provare ad “attingere” dall’esperienza altrui sia fondamentale, malgrado saranno le situazioni che si presenteranno a indicarmi la via da seguire … 
“Sii te stesso”, diceva Schizzetta, e, un attimo dopo, sono già ritto a una parete a far la carta da parati, fra gli sguardi vispi e incuriositi dei fanciulli in attesa e i sorrisi delle madri che fingono di stare al gioco. Sono l’ombra di Magò (è questo il nome che Mariuccia ha scelto per sé), e provo a destreggiarmi, maldestro, coi palloncini d’ogni forma e colore. “E’ loco … completamente loco”, annuncia Chiara (Bollicina) a un bambino dai capelli color del grano, e a lui mi presento con il gioco delle sillabe, e gli tendo la mano: “Io sono Svitolo … Svi – to – lo … Svitato – Tontolone – Logorroico …”. Dalla borsa, estraggo Romeo e Giulietto, gl’inseparabili Amici di peluche, ma Sofia è così piccola che, quasi, ne ha paura; li ripongo, sfioro un bacio alla bimba, e mi avvicino a Karim: ha la pelle color dell’ebano, e due occhi che paiono risplendere come fuochi nella notte. Giochiamo ai colori, e, nel suo regno incantato, il Sole ha tonalità del “Giacomo” e lo stelo d’un fiore si vena di sfumature “Veronica”, come la parete che, dolcemente, accarezza. Ma è tempo d’entrare in aula per l’imperdibile lezione di “Caccologia”, disciplina che, a mio dire, andrebbe introdotta nelle scuole d’Italia e del mondo, per quel carattere di bisogno impellente che accomuna le creature d’ogni angolo della Terra. A farne le spese è un timido giovanotto che, dapprima, finge d’essere indifferente, poi, si lascia contagiare dalle peripezie di due forsennati, ch’esprimono in gesti quel che, abitualmente, succede, quando ci si accinge a riunirsi in “Consiglio di Gabinetto”: dallo sgomento di trovare occupata la “sede” del Consiglio, agl’improbabili lanci di carta – igienica da una finestrella immaginaria; dall’imbarazzo di trovar gli “amici di Paolo”, accorsi in casa altrui ad annusare la fragranza che deodora (in riferimento a un celebre spot pubblicitario), all’ineffabile senso di “leggerezza” che scaturisce dall’aver “deliberato”. Il bambino ride divertito, così Bollicina estrae dalla borsa un mucchio di palloncini, che, pian piano, vengono modellati, per divenire una graziosa ape che prende il nome di … “CaccaVola” … Già, la cacca vola … e meno male che si tratti solo d’un piccolo insetto … Il padre di Gabriele, intanto, simula gesti minacciosi, ma il contagioso sorriso che ci offre è il segno evidente che sia solo un gioco: il bimbo attende un palloncino, e gli promettiamo che, di certo, non gli mancherà. Di lì a poco, sono coinvolto in un combattimento fra “Spade che non fanno male”, e il prode Mirko è un valido “guerriero”, ché possiede l’arma invincibile della sua Semplicità. Alessandra ci osserva, e racconta le sue impressioni a una “Principessa Racchia” di cui faccio conoscenza. Bolle di sapone si sollevano lievi per la stanza, e si vestono dei riflessi che filtrano da una finestra aperta in questo mattino che lascia intravedere il sopraggiungere della Primavera. Salvatore sperimenta, suo malgrado, la terza sillaba del mio nome: “Lo … Logorroico”, e mi scruta con l’espressione sconvolta di chi spera che quello strazio termini presto. M’impongo di zittirmi in modo definitivo, “mi avvito e mi svito” con la complicità di Bollicina; poi, Salvo mi spiazza con le sue considerazioni: “Sì … effettivamente, logorroico lo sei davvero!” … Le ore corrono inesorabili, ma pare siano trascorsi appena cinque minuti. Mi domando se le tenere mani di Lucia, il suo naso a patatina, le sua guance paffute non valgano la pena di far tardi, di rischiar di perdere l’autobus, e mi lascio catturare dai suoi occhi fissi sulle bolle che Magò le dona, in uno scenario che non è molto dissimile da quello d’una fiaba di Perrault. C’è una promessa da mantenere, e Gabriele, questa volta, non sarà così clemente. E’ un prodigio d’Allegria, malgrado, solo da poco tempo, abbia messo da parte il suo attaccapanni, e gli bastano pochi minuti a divenir pirata, con la sua “Sciabola che non fa male” e Romeo, appollaiato sulla sua spalla. Sul suo letto, scorgo due modelli di motori, coi quali, dice, è solito giocare col fratello Lorenzo; “E’ un pirata della strada, dunque”, ironizza il padre, e scoppia la risata irrefrenabile. Ancora un saluto a Sofia, che deve ancora ricevere la sua pozione magica, e lo fa stringendo una pallina di gomma fra le mani; poi, Magò e Bollicina m’avvertono del passaggio del Clownbus, che ci condurrà altrove, e che, lo sappiamo bene, non possiamo lasciare ad aspettarci a lungo. 
“Ci vedremo presto … fuori di qui”; poi, mi allontano in punta di piedi, per non far rumore …
Di lì a poco, sul Clownbus che mi riporta a Svitolandia, il Paese dei “PerSempreBambini”, il mio camice bianco ha ceduto il posto a una giubba, e i miei pantaloni larghi, adesso, non ci sono più. I miei occhi sono lucidi, e le guance inumidite; ma, questa volta, sono certo non si tratti del trucco che, lentamente, si discioglie sul mio viso …



Magò 09/03/2011
Oggi era proprio una di quelle giornate No … arrivata in ospedale, io Bollicina e Svitolo saliamo a prepararci , mentre ci prepariamo, Chiara sottolinea come il momento in cui ci si veste, ci si trucca da clown, sia il momento di sintonizzazione con il nostro essere clown, dimenticandosi di tutto il resto; allora annuisco e tra me e me penso a quanto abbia ragione . 

Entro in una stanza dove incontro un amico, Mirko, sta facendo i compiti , deve tornare a casa , tra poco verrà a prenderlo il suo papà , mi presenta allora una sua amica Alessandra, a detta di lui mooolto carina (aveva ragione), giochiamo , costruiamo insieme una spada azzurra per lui, rosa per la mamma e rossa per il papà, quella rossa l’ha fatta Mirko, bellissimo con il suo sorriso che partiva da un orecchio per finire all’opposto, tutto orgoglioso di quel regalino che avrebbe portato al papà. Adesso faccio un cagnetto ad Alessandra e una spada per il suo fratellino Andrea, mi sistemo gli occhiali, ma non ci vedo proprio , cosa sarà successo, chiedo a Mirko se facciamo cambio , allora lui prende i miei occhiali e io prendo i suoi. Alessandra guarda con curiosità il naso rosso, le piace, allora le chiedo se lo vuole anche lei , mi risponde con aria divertita, che non vuole solo il naso, vuol’essere truccata da clown, le faccio allora il naso e le disegno un fiorellino blu sulla guancia, mi dice “fallo che dura, perché mi deve vedere papi” :O) dolcissima…la saluto e mi chiede se puo’ tenere la Principessa Racchia con lei, le rispondo di si, mi dà un bacietto, sale sulla sedia e se ne và. E questi sono solo alcuni dei tanti sorrisi di cui ho potuto percepire il calore, e ancora lo sento, sento ancora le vostre risate…Mirko, Alessandra, Daniele, Sofia , Gabriele, Gabriele , altro Gabriele(si sono messi d’accordo) , Gabriel, Salvo, la piccola Lucia, salvatore … GRAZIE 
Magò


2 commenti:

  1. uhmmm...logorroico si dice per chi parla tanto...e per chi scrive tanto invece come si dice?!?!? =)
    abbraccio

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